LESBIAN - Stratospheria Cubensis
Sito web ufficiale
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Tracklist
1. Poisonous Witchball
2. Poverty And War Forever
3. Raging Arcania
4. Stropharia Cubensis
5. Black Stygian
Durata totale 01:11:07
Recensione di Mattia Alagna [Metalitalia.com]
Cinque canzoni, settanta incontrollabili minuti di genio e devastazione incontrastati. Questo “Stratospheria Cubensis” non è solo un album incredibile, ma anche rivelatore. E questo, oltre alla qualità esagerata della musica che propone, è ciò che rende questo bastardissimo album ancora più prezioso e sbalorditivo. Abbiamo tra le mani uno di quegli album che ti fa cadere dalla sedia tanto suona perfetto e infallibile in ogni suo aspetto, e che ti fa esclamare “quanto tempo era che aspettavo un ascolto simile!”. Viene da chiedersi letteralmente cosa a questo mondo sia mai riuscito a tener nascosto alle nostre orecchie per tutto questo tempo (sono al secondo album) una band così sfacciatamente geniale. Se vi ricordate l'effetto risonanza che ebbe “Leviathan” dei Mastodon quando fu sguinzagliato alle masse, e quali (strameritati) echi di isteria e imbarazzante venerazione generò tra i critici di mezzo mondo, be', vi diciamo che anche “Stratospheria Cubensis” ha il medesimo potenziale e la stessa sostanza per ripetere la magia, rapire di nuovo mezzo mondo, e proiettare questi quattro barbuti ragazzoni di Seattle nell'olimpo delle migliori prog metal band del mondo, cosa che, salvo le solite insidie che la fama e i soldi potrebbero portare, meriterebbero senz'altro. Decisamente più misteriosi e oscuri degli ormai popolarissimi georgiani, l'impenetrabilità della musica dei Lesbian potrebbe essere l'unico vero elemento che rischierebbe di relegare immeritatamente questa band all'underground, ma sarà dura perché qua di sostanza ce n'è veramente a non finire. Se invece l'underground dovesse rimanere per sempre la casa dei Lesbian, poco male: niente ha mai distrutto band quanto la fama del mainstream, e i “best kept secrets” sono comunque sempre meglio dei trend. Detto ciò, arriva il momento inevitabile di addentrarci nei dettagli e descrivere cosa sia questo “Stratospheria Cubensis”, e cosa ci si possa aspettare dall'ascolto di questo stupefacente album. Il primo dato da segnalare è che senza indugi stiamo parlando di un album death metal, non propriamente tout court poiché la Scandinavia e la Florida sono lontane, ma quasi, perché comunque le coordinate sono innegabilmente quelle delle devastazioni death, semplicemente di una razza a sé. Il primo di tanti tratti di unicità che questo album riserva, quindi, è la totale l'ininquadrabilità del lavoro. Difficile anche individuare elementi hardcore, sludge, o revivalismi southern rilevanti, come nel caso dei Mastodon, anche se di parallelismi più o meno ovvi con la band di Atlanta sarà praticamente impossibile non farne. Più nello specifico, se proprio un parallelismo serio va fatto, questo sarebbe con lo space thrash dissonante e psichedelico dei Voivod periodo “Phobos” e “Negatron”, più che con una qualunque eminenza grigia del death metal, anche se parecchi dei passaggi più serrati e luridi ricordano vagamente anche i Carcass periodo “Necroticism” e gli Obituary di “World Demise”. Ma sono solo tentativi inutili, e che non portano da nessuna parte, di inquadrare a tutti i costi un sound che alla fine è unico e personalissimo. Un dettaglio non trascurabile comunque, e che aiuta parecchio nella difficile identificazione del sound di questo bolide di album, è che la produzione è affidata a Randal Dunn, produttore americano super underground che ha registrato album dei Sunn O))), degli Earth, dei Kayo Dot e dei Wolves In The Throne Room (per niente velate, infatti, le escursioni nel black metal per i nostri), quindi lo zozzume che permea il sound dei Lesbian è, per dirla con una parola sola, totale. L'altra metà dell'anima di questa band invece è revivalista eccome, e pesca a piene mani dalle pioneristiche architetture prog dei King Crimson, degli Yes e dei Rush e le amalgama con le intramontabili cavalcate psych dei Pink Floyd. Tutto questo soffocante marasma di suoni e stili di oggi, di ieri, e soprattuto di domani, è ciò che dà i natali a queste cinque cazzutissime canzoni, che come dei lisergici reticolati di frattali si auto-replicano all'infinto spaccandosi in sottoparti di se stesse, creando mondi e micromondi sonici sempre più piccoli, compressi e caotici in cui perdersi può accadere in un attimo, e in cui la devastazione cieca e le melodie surreali si fonodono in un'unica e incontrollabile catarsi. Un lavoro che lascerà il segno e che sicuramente sta già scavando in parecchie menti confuse e basite che sanno già che qualunque verdetto sarebbe stucchevole, imbarazzante ed inutile, perché questo è un album che comanda il proprio destino e non ha bisogno dell'approvazione di nessuno. Il miglior album prog metal del 2010 che se ne è appena andato, e una sfida che sarà veramente dura da vincere per il 2011 appena iniziato. Un trionfo assoluto.
Voto: 9.0